ANCORA SUL DOPPIO STANDARD. ANCORA SUL RUOLO DELLA CORTE SUPREMA DI ISRAELE QUALE GARANTE DELL’IMPUNITA’ DELL’ESERCITO E DELLO STATO E COME STRUMENTO DELL’OCCUPAZIONE. ANCORA SUL RAPPORTO POLITICA / DIRITTO INTERNAZIONALE.

 

Prendo spunto da una recente sentenza della Corte Suprema di Israele del 5 luglio scorso; è opportuna, però, una premessa.

Giustamente, a proposito del conflitto in corso in Ucraina, è unanime la condanna dell’alto numero di vittime civili, soprattutto se bambini/e. Il diritto internazionale ed in particolare la IV Convenzione di Ginevra tutelano i civili che non dovrebbero essere mai coinvolti nei conflitti, men che meno esserne vittime. Laddove accade, quantomeno dovrebbero essere accertate eventuali responsabilità e garantito un risarcimento del danno. In Ucraina si sono già svolti processi avanti a tribunali ordinari ed è operativa una squadra investigativa della Corte penale internazionale ( per inciso: con inusuale solerzia, senza neppure attendere l’esaurimento dell’iter giudiziario nazionale).

In Israele mai è intervenuta condanna di soldati o coloni per le uccisioni di palestinesi o attivisti internazionali. La Corte penale internazionale è minacciata e ostacolata nella sua attività di indagine.

La sentenza del 5 luglio scorso della Corte Suprema conferma quanto già stabilito in primo grado dal tribunale di Beer Sheba nel 2018 ( la lentezza della giustizia non è prerogativa solo italiana!) e cioè che la vittima, se residente nella Striscia di Gaza, non ha diritto al risarcimento. Il caso è emblematico perché riguarda un ragazzo di 15 anni, Attiya Nabaheen, diventato tetraplegico perché colpito da proiettili israeliani mentre era nel terreno prospiciente la sua casa vicino ad Al-Bureji. Il fatto risale al 2014 durante l’eccidio denominato “ Margine protettivo”.

Otto anni dopo la giustizia israeliana sancisce che il ragazzo e la sua famiglia non hanno diritto ad alcun risarcimento perché……..residenti a Gaza.

Il supporto legale è fornito da una legge del 1952, reintrodotta nel 2012, sulla responsabilità dello Stato ( legge sui torti civili) che prescrive che i residenti in un territorio dichiarato dal governo israeliano “ territorio nemico” non hanno diritto a risarcimenti. Gaza è stata dichiarata “territorio nemico” nel 2007 subito dopo il ritiro dei coloni nel 2006. In altre parole, i gazawi sono in ogni caso responsabili di quanto gli accade per il solo fatto di essere lì, magari da generazioni oppure perché profughi da altre zone della Palestina. La legge rappresenta un unicum nel panorama internazionale perché lega conseguenze negative non alla condotta della persona ma al dato neutro della residenza. La qualifica di “nemico”, e come tale potenziale legittimo obiettivo, discende dal risiedere in territorio nemico. Ecco perché nessun gazawi, neppure le bambine e i bambini uccisi nei giorni scorsi, avrà mai un risarcimento.

Un passaggio della sentenza è particolarmente interessante nella sua franchezza e spregiudicatezza. Sostiene la Corte che la legge non è contraria al diritto internazionale ma se anche lo fosse la Knesset ha il potere di annullare il diritto internazionale. Ed ancora: la ratio della norma risiede nella deliberata volontà di danneggiare il nemico che non deve trarre alcun profitto dalla condotta,( anche se criminale, ndr) dello Stato di Israele.

La Knesset, quindi, organo politico per eccellenza, persegue una esplicita finalità politica e legifera in modo da ottenere il risultato voluto anche in spregio delle più elementari regole di diritto internazionale.

Attiya è dal 2014 su una sedia a rotelle, colpevole solo di risiedere a casa sua nella Striscia di Gaza. I media non hanno mai parlato di lui così come nulla hanno detto dei 15 bambini uccisi nei giorni scorsi. Hanno riportato il numero, qualcuno accreditando la versione israeliana per cui sarebbero rimasti vittime dei razzi palestinesi. L’asservimento della quasi totalità degli organi di informazione alla propaganda sionista ha raggiunto anche in questa occasione livelli inimmaginabili. Così Israele è libero di bombardare Gaza perché unilateralmente dichiarato “territorio nemico”, è libero di affermare con legge che garantisce il diritto all’autodeterminazione solo alla popolazione di religione ebraica, è libero di affermare, in sentenze e non solo, che il diritto internazionale non lo riguarda. Eppure è costante il ritornello per cui “ è l’unica democrazia del medio oriente”.

A Gaza nei giorni scorsi, sotto le bombe, qualcuno ha affisso un manifesto rivolto agli europei con la scritta: “Sino a quando dovremo pagare le vostre colpe ?”.

Legittima la domanda, difficile la risposta.

8 agosto 2022 Ugo Giannangeli

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