Lettera pasquale sui crimini israeliani a Gaza, e implicazioni

Dr.Paola Manduca, NWRG onlus per la rete Sanitari per GazaLunedi 1 Aprile mando questa lettera che avevo preparato tardi nella serata del 31, e che è ora solo testimonianza della determinazione di Israele a distruggere ogni struttura civile e ogni possibilità di vita a Gaza. Stanotte hanno distrutto totalmente l’ospedale al Shifa in modo che è irriconoscibile. L’ospedale era già stato occupato e passato al setaccio per due settimane, le sole prove di che fosse un deposito di armi o sede di un commando potete vederle nei giornali Israele, una decina di armi leggere e di pistole. 2 foto e una bandiera della Jihad Islamica.

Ove ce ne fossero state altre di prove, certo la distruzione totale toglie l’onere di provare indipendentemente l’asserzione di Israele. Onere di preservare le prove materiali che Israele ha nei confronti della corte internazionale di giustizia, impostole da una delle sue delibere. Senza dubbio foto o oggetti senza contesto non sono prove credibili. Dei colleghi e dei pazienti confinati e di cui parlo sotto non ci sono ancora notizie.

Il testo qui sotto racconta la giornata di Pasqua e ciò che si vedeva avvenire.

Oggi 31 marzo ci ha raggiunto un comunicato del Ministro della Salute di Gaza, sul cui contenuto non dovrebbero esserci dubbi, visto che normalmente quanto comunicato da questa fonte è sempre stato confermato. Il testo ci arriva attraverso la National Arba Medical Association (NAAMA).

Il comunicato è terribile ma non inaspettato, visto che da 14 giorni l’0spedale Shifa è stato teatro di assedio, assalto armato e di circa 400 esecuzioni, cioè uccisioni di persone disarmate, oltre all’imprigionamento di circa 800 persone in buona parte deportate in Israele. Tutto ciò è avvenuto all’interno dell’Ospedale. La evacuazione forzata dei pazienti e rifugiati è avvenuta dirigendoli sulla strada della fuga a forza di spari. Ciò è stato già riportato. Quello che comunica il ministro della salute è che i residui pazienti, circa 100 e tra i più gravi e i pochissimi familiari rimasti, insieme a 60 unita del personale sono state spostate nella palazzina delle risorse umane, due piani senza ascensore, arredata con scrivanie e sedie, poiché era sede di soli uffici, con corrispondenti piccoli gabinetti, nessuno strumento medicale e nessun presidio di medicine o strumenti.

qui sotto il testo:

È il 14° giorno dell’assedio imposto al complesso medico Al-Shifa. Sulla base delle testimonianze del personale medico interno, la situazione è la seguente; 107 pazienti, la maggior parte dei quali erano casi gravi, che erano stati in terapia intensiva, e 60 membri del personale medico sono stati incarcerati in un vecchio edificio dell’ospedale che non ha la capacità di ospitare un numero così elevato di pazienti né le attrezzature. La situazione riportata da molti membri dello staff è orribile e disumana; non sono state fornite ventilazione, condizioni di pulizia, acqua o farmaci minimi e ciò ha fatto si che le ferite diventassero settiche e da esse fuoriescono mosche bianche. I medici hanno detto che avevano finito i guanti, quindi hanno iniziato a usare sacchetti di plastica per cambiare le ferite, anch’essi finiti. Inoltre hanno segnalato la mancanza di pannolini per gli anziani, in particolare che 30 pazienti sono costretti a letto e utilizzano pannolini e hanno un intenso bisogno di cure mediche e infermieristiche che il numero limitato di personale non è in grado di fornire. Inoltre, i compagni dei pazienti vengono giustiziati, arrestati o sfollati al sud dai militari, il che aggiunge un ulteriore onere al personale. Inoltre, i militari stanno affamando i pazienti e il personale assediato, senza cibo né acqua potabile forniti per giorni. Tuttavia, il rappresentante del personale ha tentato più volte di trasmettere le proprie esigenze alla leadership militare; è stato accolto da violazioni e maltrattamenti. Prima di ogni tentativo di negoziazione, i soldati lo spogliano e lo lasciano mezzo nudo per almeno 3 ore prima di incontrare l’ufficiale interessato con la risposta “esamineremo la questione e ti risponderemo”, ma non lo hanno mai fatto. Alla luce di queste condizioni orribili, il nostro personale medico, già esausto, ha iniziato a mostrare sintomi di affaticamento e allergie e se non verrà perseguita una soluzione il prima possibile, il luogo si trasformerà in un cimitero di pazienti e personale, se non è già così. Dott. Yousef Abu Al-Reech, MOH, Gaza, 31 marzo. 2024.”

Il comunicato arriva in quadro che diventa sempre più tragico, visto che oggi anche l’Ospedale al Aqsa in Deir al Balah, uno dei 4 ospedali su 36 ancora parzialmente funzionante a Gaza, ha subito un attacco militare nell’ area esterna che ha ucciso quattro persone, ne ha ferite 12 ed era diretto sulle tende dove la stampa si ferma a lavorare utilizzando la connessione internet e la elettricità dell’ospedale. Già 137 giornalisti sono stati direttamente uccisi a Gaza, e molti i feriti, più che in ogni conflitto negli ultimi 20 anni e continuano ad essere bersagli preferiti. Questo attacco ricorda troppo funestamente l’avvicinarsi progressivo che è stato fatto su tuti gli altri 32 ospedali poi distrutti o disabilitati. Ma non basta. Oggi arriva anche da Gaza una descrizione lacerante di medici in una delle missioni che sono arrivati 6 giorni fa a sostegno dell’Ospedale European, una delle strutture ospedaliere ancora funzionanti, seppure con un carico di pazienti quadruplicato e le corrispondenti difficoltà in forniture. Sono due chirurghi americani di emergenza che hanno lavorato per complessivi 57 anni in molte catastrofi, naturali e da mano umana.

Ci raccontano le condizioni ospedaliere che hanno trovato in quello che è al momento il presidio più funzionante di tutta Gaza. In sommario descrivono di lavorare in un mare di feriti e degenti a terra lungo muri e i corridoi, e con rifugiarti accampati tutt’intorno, ma sorparattuto dell’ assoluta inadeguatezza dei presidi medici, degli strumenti e di personale, per altro esausto da 6 mesi di lavoro in condizioni di emergenza e sopraffatto dal numeri dei ricoverati; di ferite infette con i vermi e del fatto che “tanti di questi feriti sono la testimonainza di violenza orribile deliberatamente diretta a civili e bambini: un bimbo di 3 anni colpito alla testa, una ragazzina di 12 anni al petto e all’addome dai migliori tiratori scelti del mondo“. Riportano gli esiti dell’uso di bombe ad alto potenziale su civili il cui “impatto ha fatto penetrare i detriti dell’edificio profondamente nel tessuti cosi che è praticamante impossibille ripulirle, ed in assenza di antibiotici, diventano infette e anche letali”. Paragonando questo con la loro epeerinza durante l’11 settembre, o durante l ‘attaco alla maratona di Boston o in Ucraina, e dicono che non hanno mai visto questo livello di danno. Ci ricordano che gli USA hanno armato e continuano ad armare questo massacro.

Noi ricordiamo che, salvo il Canada, nessuno dei paesi complici del massacro perchè offre continuo sostegno diplomatico e militare al governo Israeliano e alle sue industrie militari, ha fermato la vendita di armi o i rapporti commerciali o il sostegno alla aggressione su Gaza. Ricordiamo che solo in Inghilterra si è alzata una denuncia per la mancata richiesta di consiglio legale da parte del governo, dovuta in seguito alle delibere della corte penale internazionale che per accertare la leggitimita di fornire armi o parti delle stesse e sostegno economico ad Israele in luce del fatto che sta plausibilmente compiendo un genocidio.

Questo parere è dovuto perchè le delibere della corte penale internazionale sono vincolanti ma non è stato richiesto nememno in Italia. Intanto gli Usa che dichiarano grande irritazione perchè Israele impedisce gli aiuti umanitari hanno appena liberato miliardi in forniture d’armi pesanti, e sembra che tutto ciò che vogliano è che le persone muoiano sazie e impotenti o non volendo fermare l’attacco anche su Rafah, construiscono una pedana per stazionare aiuti in mare, un ennesimo tappabuchi poco efficiente e molto dibbattuo in Usa, come ci dice il Washington Post. Intanto Sissi, presidente egiziano riceve la promessa di 10 miliardi dal Fondo monetario internazionale per risarcimento per le spese che dovrà sostenere per Gaza, mentre costruisce una prigione a cileo aperto con muri tutt’intorno giustapposta alla frontiera con Gaza. Sembra che sarà quest la possibile “soluzione di espulsione finale ” per permettere ad Israele di esiliare senza ritorno i civili, e prendersi la terra, mentre racconta di voler combattere solo la resistenza fino all’ultimo uomo. Nonstante l’uso dell’equivalente di quasi 2 bombe atomiche riversate sulla striscia di Gaza non è riuscito ad eliminarla nemmeno dalla parte nord della stessa dopo 6 mesi di invasione che sempre poiu divienne una marcia di orrori inefficaci militarmente e di estrema perversione per quanto ci arriva dai canali telegram dei combattenti dell’esercito più morale del mondo che si vanta di gioielli e reggiseni presi nelle case vuote e che fanno saltare in aria. Questo attegiamento, queste regole di ingaggio, riflettono molto più che la banalità del male, e sembrano risultato e al tempo stesso prova di incitamento a disumanizzare le persone se palestinesi.

Cosa facciamo noi, semplici cittadini di un paese coinvolto e complice per cambiare tutto questo? La forza è in ognuno di noi e nella pressione che riusciremo a fare sul nostro governo per perchè smetta di essere complice di un. genocidio e fuori dalla legge internazionale.

In alcuni paesi poi si inizia a pensare di portar a processo i rappresentanti dei governi per omissione dell’azione di prevenzione del genocidio Israeliano.

Il paradosso è che la legge internazionale e gli accordi nel quadro delle nazioni unite si collocaneo da una parte e tanti dei paesi occidentali e loro alleati che le hanno fo9ndate dall’altra, in chiaro conflitto. Il problema di salvare la Palestina non è solo un problema dei Palestinesi. E non c’è tempo per farlo.

Mentre deve essere il tempo che accordi militari ed economici con Isreale, che si giova nell’approfondire questa spaccatura, vengano rivalutati alla luce del compartamento obbiettivo di questo paese e recisi da parte di tutti gli Stati e questi decidano dove stare. Gran parte delle loro popolazioni stanno con l’Onu e le leggi internazonali e sempre più boicottano Israele. Il compito degli Stati, quello che è richiesto a loro è di sanzionare Israele, recidendo accordi economici e militari e di ricerca. Non farlo li rende complici di un genocidio in corso. E sarebbe assai ben che chi investe in Israle, sospendesse questi investimenti. In un momento in cui diplomazia e persuasione sono diventati uno schermo, la pressione diventa l’unico strumento pacifico e legale per ottenere la fine di questo genocidio in corso che a Gaza potrebbe prestissimo ampliarsi ed approfondirsi con l’aumento della la frequenza di morti per fame, disisdratazione e malattie curabili che crescono già in modo esponenziale, e certo non c’è tempo da perdere ancora perchè ogni ora ormai si conta in vite umane. Ma non solo a Gaza questo solco tra comportamenti degli stati e le loro stesse Istituzioni e leggi internazionali e nazionali, se non colmato, crea lo spazio per ogni possibile devastazione.

qui sotto

il testo originale del comunicato stampa del Ministro della Salute di Gaza

Al-Shifa Hospital in Gaza reached a desperate situation on day 14 of the siege!

A message from Dr Yousif Abu Al-Reech, Deputy Minister of Health, Gaza, March 31, 2024.

It’s day 14 of the siege imposed on Al-Shifa Medical complex. Based on testimonies from the medical staff inside, the situation as follows; 107 patients, most of them are severe cases that had been in the ICU, and 60 of the medical staff have been incarcerated in an old building in the hospital that does not have the capacity to host such number of patients nor the equipment. The situation as reported by many of the staff is horrific and inhumane; no ventilation, cleaning conditions, water, nor minimum medication has been provided leading to septic wounds with white flies out of them. Doctors mentioned that they ran out of gloves so they started using plastic bags when changing on wounds which ran out as well. In addition they reported the lack of elderly diapers, especially that 30 patients are bed ridden and use diapers and in intensive need of medical care and nursing that the limited number of staff is incapable of providing. Furthermore, patients’ companions are either executed, arrested or displaced to the south by the military which add another burden on the staff. Moreover, the military is starving the besieged patients and staff with no food or drinkable water provided for days. The staff representative tried multiple times to convey their needs to the military leadership, however; he was met by violation and mistreatment. Prior to every negotiation attempt, soldiers undress him and leave him half naked for 3 hours at least before meeting the concerned officer with ‘we will look into the matter and come back to you’ response, but they never did. In light of these horrific conditions, our already exhausted medical staff started showing symptoms of fatigue and allergy and if no solution is pursued as soon as possible, the place will turn into a graveyard of patients and staff if it is not already the case.

Dr. Yousef Abu Al-Reech, MOH, Gaza, March 31st. 2024.”

l’articolo del Washington post che riporta della costruzione di un deposito galleggiante per Gaza

https://www.washingtonpost.com/national-security/2024/03/31/gaza-floating-pier-biden/?utm_campaign=wp_post_most&utm_medium=email&utm_source=newsletter&wpisrc=nl_most&carta-url=https%3A%2F%2Fs2.washingtonpost.com%2Fcar-ln-tr%2F3d40987%2F6609818522dc3c657a8cd15b%2F5e715a72ade4e21f59f07782%2F5%2F43%2F6609818522dc3c657a8cd15b

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