Il massacro di Gaza non è una vendetta.

Le motivazioni allo sterminio dei palestinesi vanno al di là della vendetta  scatenata dopo la sanguinosa operazione Tempesta di al-Aqsa del 7 ottobre. Alla base ci sono cause economiche. Il progetto è preesistente: l’obiettivo di Israele è quello di impossessarsi delle immense ricchezze costituite dai giacimenti di gas che spetterebbero ai palestinesi. Il piano di deportazione si articola in tre fasi: 1) costringere la popolazione stanziata nel nord della Striscia (oltre un milione di persone), sottoposto a bombardamenti massici, a spostarsi verso sud; 2) far entrare l’esercito israeliano a Gaza in modo da occupare l’intera Striscia ed eliminare le postazioni di Hamas; 3) trasferire la popolazione nella zona desertica del Sinai egiziano da cui non dovrà fare più ritorno. All’Egitto, le cui condizioni economiche sono gravi, è stato proposto l’annullamento dell’intero debito estero (135 miliardi di dollari). Questo piano si collega con il progetto del Canale Ben Gurion, un progetto che prevede di congiungere Gaza e Ashkelon al golfo di Aqaba nel Mar Rosso (260 km) creando un nuovo corridoio, alternativo al Canale di Suez (193 km), per il commercio mondiale e l’energia. Clicca qui.

 

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