Gaza: l’U.E. deve agire immediatamente e senza condizioni per eliminare il blocco

1. L’aggravarsi della crisi di Gaza: un disastro umanitario, economico e ambientale

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https://www.eccpalestine.org/gaza-eu-must-act-to-stop-the-blockade-immediately-and-unconditionally/

La Striscia di Gaza, un’enclave di 365 chilometri quadrati, è sotto il blocco di Israele dal 2007 via terra, aria e mare. Mantenendo il controllo totale sulla terra e su tutti gli aspetti della vita palestinese a Gaza, Israele esercita lì la sua forma più estrema di occupazione. In questa zona densamente popolata circa 2 milioni di persone sono state tenute prigioniere, private dei diritti umani fondamentali per 15 anni.

Questo blocco ha un impatto su tutti gli aspetti della vita quotidiana della popolazione e consolida la frammentazione territoriale e politica della Palestina, minando la possibilità di una vita dignitosa e l’autodeterminazione del popolo.

Le severe restrizioni alla libertà di movimento di persone e merci, la perdita di terreni agricoli per via di una “zona cuscinetto”, arbitrariamente dichiarata, e rigide restrizioni sulla zona di pesca hanno gravemente colpito le attività economiche e gettato l’economia di Gaza in un forte declino senza alcun mezzo per riprendersi e svilupparsi. Le restrizioni da parte dell’Egitto al confine con Gaza hanno reso il blocco ancora più rigido. La maggior parte delle persone a Gaza ha perso il proprio sostentamento (1). Gli agricoltori e i pescatori vengono regolarmente colpiti mentre cercano di accedere alla loro terra e al loro mare.

Questa terribile situazione è aggravata da periodiche offensive militari. Quattro grandi attacchi (2008-2009, 2012, 2014 e 2021) hanno causato un’incredibile perdita di vite umane ed enormi danni materiali (allegato). I diritti umani più elementari, come il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza, sono negati alla popolazione di Gaza. Il tributo umano e la distruzione dei mezzi di sussistenza, delle infrastrutture civili come centrali elettriche, strutture idriche e igienico-sanitarie, abitazioni e attività commerciali, incidono su ogni aspetto della vita quotidiana dell’intera popolazione, portando al collasso i servizi essenziali (come l’assistenza sanitaria e l’istruzione), del tenore di vita e dell’ambiente. L’impatto combinato di un periodo di blocco senza precedenti, aggravato da cicliche offensive militari, è stato catastrofico sugli aspetti economici, sociali e ambientali della vita. Questo disastro è stato documentato in numerosi rapporti dell’ONU e di varie ONG. Già nel 2015 le Nazioni Unite avevano avvertito che Gaza sarebbe stata inabitabile entro il 2020 (2).

Tutte queste conseguenze non sono state casuali per il governo israeliano, che persegue apertamente una politica sistematica per mantenere la frammentazione politica e territoriale della Palestina (3). Ciò fa parte della strategia di “ingegneria demografica” di Israele per ottenere il dominio ebraico nel resto della Palestina storica: eliminando virtualmente Gaza, dove la concentrazione di palestinesi è estremamente alta, si può ottenere una maggioranza di popolazione ebraica in Israele (59/41) (4).

L’attacco del maggio 2021 è stato particolarmente devastante, poiché ha colpito Gaza che stava già lottando con la pandemia del COVID-19 in sofferenza per i precedenti attacchi distruttivi. Gli ospedali erano già messi a dura prova da una cronica carenza di medicinali, attrezzature, risorse e formazione. Numerosi rapporti sottolineano gli effetti cumulativi di traumi prolungati, in particolare quelli inflitti ai bambini che costituiscono il 50% della popolazione di Gaza. Le agenzie umanitarie, inclusa la Banca mondiale, hanno rilasciato dichiarazioni senza precedenti che richiedono sforzi politici sistematici (5), un chiaro segno che è urgentemente necessario un nuovo approccio politico.

2. Crimini di guerra e crimini contro l’umanità

Il blocco e gli attacchi militari indiscriminati a Gaza costituiscono una punizione collettiva, un crimine di guerra ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1949, proibito dal diritto internazionale (1977 Protocollo aggiuntivo II). È parte integrante della politica israeliana perpetuare il dominio etnico, definito come un crimine di apartheid e di persecuzione, che rientrano entrambi nella categoria dei crimini contro l’umanità e sono documentati in recenti rapporti di organizzazioni per i diritti umani (6,7).

Durante le quattro operazioni militari sono stati presi di mira anche ospedali, scuole, personale medico e giornalisti, il che costituisce un crimine di guerra. Oltre a queste grandi offensive, i manifestanti disarmati che chiedevano la fine del blocco (dal marzo 2018 alla fine del 2019) sono stati oggetto di una brutale repressione militare, che ha provocato ancora un elevato numero di morti e feriti, compresi, ancora una volta, bambini, donne, anziani, personale medico e giornalisti (8). Queste accuse di crimini di guerra sono documentate in volumi di rapporti, inclusi quelli delle Nazioni Unite (9). La Corte penale internazionale (ICC) sta attualmente indagando su queste numerose accuse (10). A ciò si dovrebbe aggiungere il disprezzo da parte di Israele del suo obbligo, in quanto potenza occupante, di garantire la sicurezza delle persone sotto occupazione.

Israele cerca di giustificare la sua politica citando “preoccupazioni per la sicurezza”. Tuttavia privare 2 milioni di civili dei loro diritti umani fondamentali, distruggere infrastrutture pubbliche e proprietà private, sparare a manifestanti, agricoltori e pescatori non hanno nulla a che fare con la sicurezza, ma sono chiaramente intesi come misure punitive. La narrativa israeliana di “autodifesa” non è supportata da alcuno standard legale. Le norme internazionali sui diritti umani vietano l’uso della forza letale tranne nelle situazioni in cui è necessario prevenire un’imminente minaccia di morte o lesioni gravi (11). Attacchi aerei indiscriminati su aree residenziali, attacchi mirati a civili e infrastrutture civili, uccisioni di manifestanti disarmati (anche persone disabili) durante le proteste popolari, medici e giornalisti al lavoro, che sono chiaramente contrassegnati come tali, non possono essere giustificati come “autodifesa”.

Non c’è alcuna giustificazione per questi crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi da Israele contro i palestinesi. Tutte queste sono chiare violazioni del diritto internazionale. Tuttavia il governo di Israele e i diretti responsabili della perpetrazione di questi crimini odono di un’impunità totale. Questo status quo di ingiustizia e blocco non può continuare dopo 15 anni.

3. Un urgente bisogno di un cambio di prospettiva da parte della comunità internazionale

Queste condizioni allarmanti, che sono state finalmente riconosciute come impossibili da riparare sotto il blocco, hanno bisogno di un cambio di prospettiva, da un “sostegno di emergenza” ad hoc a una riqualificazione sostenibile. L’attuale circolo vizioso della distruzione da parte di Israele e della ricostruzione d’emergenza da parte dei donatori internazionali si è rivelato inutile e equivale a una continua negazione della libertà e dell’autodeterminazione della popolazione.

Sebbene necessari, i soccorsi di emergenza da soli non possono garantire la fattibilità e la ricostruzione a lungo termine. Peggio ancora, rendono i donatori internazionali un partner involontario nel crimine, contribuendo alla perpetuazione di questo ciclo assurdo pagando per la ricostruzione delle strutture solo per vederle nuovamente distrutte. Le istituzioni delle Nazioni Unite, i relatori e numerose ONG hanno espresso la necessità di “affrontare la causa principale”, identificata nel blocco e nella distruzione incessante, e hanno chiesto “un serio sforzo politico” (12, 13).

L’intollerabile sofferenza inflitta ai palestinesi tenuti prigionieri a Gaza ha raggiunto il punto di rottura. L’urgenza è fondamentale e non c’è giustificazione per ulteriori ritardi nel prendere decisioni politiche per revocare il blocco. La retorica israeliana di incolpare convenientemente “i terroristi” non cancella queste accuse di crimini di guerra.

È passato il tempo in cui la comunità internazionale possa accettare ciecamente la scusa ingannevole della “Sicurezza” priva di qualsiasi base giuridica (11). La sicurezza di Israele potrà essere raggiunta solo quando sarà garantita anche la sicurezza dei palestinesi. Questo implica la fine dell’ingiustizia e della repressione. 15 anni di fallimento riguardo a Gaza (o 54 anni per quanto riguarda il territorio palestinese occupato) costringono la comunità internazionale ad adottare un cambiamento di paradigma radicale guidato dai principi del diritto internazionale. Questa è la strada suggerita anche dal gruppo di esperti dell’ONU (14).

4. Le nostre richieste e raccomandazioni all’UE e agli Stati membri

Chiediamo che l’UE e i suoi Stati membri rispettino i loro obblighi morali e legali e si adoperino per la revoca immediata e incondizionata del blocco guidata dai principi del diritto internazionale, e quindi:

  1. Riconoscano un cambiamento di paradigma riguardo al blocco di Gaza: la situazione del popolo palestinese a Gaza è così catastrofica che nessuna condizione può essere accettata dalla potenza occupante, Israele, affinché possa revocare il blocco. È necessario ricordare che il blocco non ha portato alcuna sicurezza, né per Israele né per i palestinesi.

  2. Richiedano che il governo di Israele, in quanto potenza occupante, rimuova immediatamente e incondizionatamente il blocco, includendo:

    1. passaggio illimitato di persone e merci tra Gaza e la Cisgiordania e il resto del mondo,

    2. rimozione della zona cuscinetto e delle restrizioni sulle zone di pesca.

  3. Includano tali richieste come condizioni in tutti gli accordi nel campo delle relazioni politiche, diplomatiche, culturali ed economiche con Israele. Predispongano una tempistica obbligatoria per la completa rimozione del blocco con passaggi intermedi verificabili; adottino il principio delle sanzioni in caso di mancato rispetto del termine.

  4. Invitino le autorità egiziane a porre fine alle misure restrittive alla circolazione di persone e merci.

  5. Stabiliscano canali di discussione di dialogo diretto con tutte le controparti palestinesi per facilitare l’avanzamento del processo.

  6. Sostengano la Corte penale internazionale e tutte le indagini sui crimini di guerra e sui crimini contro l’umanità, comprese quelle dei relatori delle Nazioni Unite e della commissione speciale dell’UNHRC.

RIFERIMENTI:

  1. https://unctad.org/system/files/official-document/a75d310_en_1.pdf

  2. https://unctad.org/en/PublicationsLibrary/tdb62d3_en.pdf

  3. https://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Netanyahu-Money-to-Hamas-part-of-strategy-to-keep-Palestinians-divided-583082

  4. https://www.irishtimes.com/opinion/sharon-maintains-control-in-face-of-demographic-shift-1.482484

  5. https://www.worldbank.org/en/country/westbankandgaza/publication/the-gaza-2021-rapid-damage-and-needs-assessment-june-2021

  6. https://www.hrw.org/report/2021/04/27/threshold-crossed/israeli-authorities-and-crimes-apartheid-and-persecution

  7. https://www.btselem.org/publications/fulltext/202101_this_is_apartheid

  8. https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwj1j8fn-urzAhXkCmMBHSE8CV4QFnoECAIQAQ&url=http%3A%2F%2Fwww.unrwa.org%2Fsites%2Fdefault%2Ffiles%2Fcontent%2Fresources%2Fgaza_gmr_one_year_on_report_eng_final.pdf&usg=AOvVaw1Elmxwvz5mbJodpGS4keA9

  9. https://www.un.org/unispal/document/two-years-on-people-injured-and-traumatized-during-the-great-march-of-return-are-still-struggling/

  10. https://www.icc-cpi.int/Pages/item.aspx?name=210303-prosecutor-statement-investigation-palestine

  11. https://www.hrw.org/news/2018/04/03/israel-gaza-killings-unlawful-calculated

  12. https://unsco.unmissions.org/sites/default/files/security_council_briefing_-_30_august_2021_0.pdf

  13. https://www.amnesty.org/en/petition/end-the-violence-in-occupied-palestinian-territories/

  14. https://www.ohchr.org/en/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=27102&LangID=E

ALLEGATO

Sintesi degli attacchi militari su Gaza

Dicembre 2008-Gennaio 2009

Novembre 2012

Luglio -Agosto 2014

Maggio 2021*
Durata(giorni)

22

8

55

12

Palestinesi uccisi

1,409

167

2,251

254

Palestinesi civili disarmati uccisi

1,172

87

1,462

Almeno 129

Bambini palestinesi uccisi

348

32

551

66

Palestinesi feriti

5,380

5,000

11,231

2.212 (610 bambini, 398 donne)

Militari israeliani uccisi

10

Na

67

na

Israeliani civili uccisi

3

Na

6

12 (2 children)

Case danneggiate/distrutte a Gaza

14,000

2,174

18,000

2.000/15.000

Persone sfollate

28,000

10,000

500,000

107,000

Persone senza accesso all’acqua municipale

Na

Na

450,000

800,000

*https://www.ochaopt.org/content/gaza-strip-escalation-hostilities-10-21-may-2021

fonte: E.C.C.P.

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